venerdì 15 gennaio 2010

Recensione del libro Omero nel Baltico di Felice Vinci







Io ho scritto il saggio “Ulisse, Nessuno, Filottete” (citato anche da Felice Vinci nella quinta edizione di Omero nel Baltico), e il nuovo L'ASTUTO OMERO, che si basano proprio sull’ampliamento, la rielaborazione e la correzione delle sue teorie ( potete trovare vari estratti sul mio sito  www.astutoomero.blogspot.com ).I miti non nascono dal nulla, ma da eventi reali che diventano difficili da individuare, anche perché si sono perse le collocazioni storiche e geografiche originarie. E' un fatto che i filologi non siano per niente d’accordo su tutto quello che riguarda Omero, tanto da aver coniato il termine “questione omerica” per indicare tutte le infinite diatribe su chi cosa come dove e quando. Per esempio, non c’è assolutamente nulla di scientificamente provato di una guerra di Troia nell’Egeo, se non una lunghissima serie di elucubrazioni, interpretazioni fumose e forzature, che i nostri libri si dedicano a smantellare. Come pure, non c'è nessuna identificazione certa della città omerica con il sito archeologico scoperto da Schliemann. E' un fatto, invece, che nell'antico Mediterraneo si trovasse una gran quantità di ambra proveniente dal Baltico; e dove arrivavano i commerci, arrivavano anche le idee, i miti, i poemi. Le eventuali obiezioni mosse dai detrattori non mettono in crisi la parte fondamentale della teoria, che cioè i poemi omerici siano delle saghe nordiche giunte in Grecia lungo la via dell’ambra. Lo stesso Vinci afferma più volte che le coincidenze dei nomi, che sono tantissime, vanno considerate con molta cautela. Ma nei mari nordici i "biondi Danai" c'erano, le "concave navi" pure, il clima freddo e nebbioso anche, i gorghi paurosi che inghiottono le navi idem, il "Fiume Oceano" può benissimo essere identificato con la Corrente del Golfo, e così via. E dove io dico che c'erano le Colonne d'Ercole, guarda caso c'era il mito di Ercole e ci sono pure 40000 gigantesche colonne! Uno dei pochi errori di Vinci può essere nella datazione degli eventi: non nel XVI secolo, ma intorno all'ottavo, quando il nord Europa era rimasto ancora nell'età del bronzo e quindi non c’è da stupirsi se le armi descritte da Omero sono di bronzo. I poemi potrebbero essere arrivati anche poco prima della fine dell’ottavo secolo, quando ci sono le prime tracce scritte in Grecia, e a questo punto non c'è più bisogno di immaginarsi una lunga trasmissione orale, senza che ci sia la testimonianza di uno scritto, un graffito, un vaso dipinto o una statuetta. Omero era un genio e le sue storie hanno una coerenza e una logica molto maggiore di quanto i grecisti hanno finora pensato. Oppure bisogna a tutti i costi piazzarlo in Grecia, anche a costo di calunniarlo continuamente con frasi tipo “Omero era un poeta e non un geografo”, “Ogni tanto dorme il buon Omero”, o infine che esiste una “questione omerica” che si trascina da millenni e che però non si sa come risolvere? Nessuno vuole mettere in dubbio la bellezza e l'importanza dell'arte e della letteratura greca, ma se andate a leggervi il mio libro e quello di Vinci, scoprirete che la questione omerica si può risolvere molto facilmente, a patto di liberarsi dai propri pregiudizi. Ma come diceva Albert Einstein: " E' più facile spezzare un atomo che un pregiudizio".

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